Vero e proprio mito per intere generazioni di giovani cestisti italiani, il basket americano NBA è certamente una delle discipline sportive più esaltanti e seguite al mondo.
Ma da dove nasce? Quali sono le regole del basket americano? E quali le differenze con la pallacanestro italiana?
Cerchiamo di saperne di più!
La storia del basket americano: dove nasce il mito
Il basket americano nasce negli Stati Uniti alla fine dell’Ottocento e, proprio da qui, si diffonderà gradualmente nel resto del mondo, Italia compresa.
Se le origini della pallacanestro sul suolo a stelle e strisce non sono una sorpresa, non tutti sanno che la storia del basket ha un luogo e una data di nascita ben precisa: Springfield, 1891.
In questa cittadina americana, infatti, un professore di educazione fisica di nome James Naimsmith, insegnante all’International Training School di Springfield (Massachussetts), inventò una nuova disciplina di allenamento utile per mantenere in esercizio i propri studenti di football anche nel periodo invernale, quando le temperature troppo rigide impediscono di allenarsi all’aria aperta.
Di qui, lo spunto “decisivo”. Naimsmith pensa bene di “inventarsi” uno sport praticabile in palestra, disciplinato da poche e semplici regole che potessero essere assimilate da tutti in pochi minuti.
Da quel momento in poi, il basket americano riuscì a diffondersi in maniera rapida in tutto il mondo, tanto che a distanza di poco più di 40 anni dalla sua nascita fu incluso come disciplina olimpica (nel 1936, a Berlino). Bisognerà attendere però ancora qualche anno, fino al 1946, per la nascita della NBA.
Le regole del basket americano: qualche differenza con la pallacanestro
Anche se la maggior parte delle regole del basket americano sono oggi condivise con quelle del basket “europeo”, persistono alcune divergenze non certo marginali. Abbiamo provato a schematizzare le principali:
- i campi americani misurano 28,7 metri di lunghezza e 15,2 metri di larghezza, mentre quelli italiani sono leggermente più corti (28 metri) e stretti (15 metri). È diverso anche l’arco dei tre punti, che nell’NBA è disomogeneo, con 7,24 metri di distanza frontali e 6,70 metri lateralmente. Per le regole FIBA, invece, la distanza deve essere omogenea, e pari a 6,75 metri;
- la durata delle partite nel basket americano è leggermente più lunga, considerato che esistono 4 tempi da 12 minuti, contro i 4 tempi da 10 minuti (un tempo, 2 tempi da 20 minuti) del basket italiano. Sono invece uguali i tempi di recupero, pari a 5 minuti;
- nella NBA un giocatore deve commettere 6 falli prima di essere allontanato definitivamente dal campo, mentre il limite in Italia è di 5 falli. A proposito di falli, nella NBA esistono due tipologie di falli antisportivi (una sola in Italia). Il Flagrant 1 è simile a quello che vige in Italia, ed è un fallo giudicato molto grave che comporta l’allontanamento del giocatore dal parquet, due tiri liberi e possesso per la squadra che lo subisce. Con il Flagrant 2 la commissione disciplinare può sanzionare il giocatore con alcune giornate di squalifica;
- altra regola differenze che caratterizza lo stile NBA è quella dei 3 secondi, ovvero il numero di secondi massimi in cui un giocatore che difende può rimanere in area;
- ulteriore differenza è quella dell’interferenza. Se la palla tocca il ferro e rimane nel cilindro sopra il canestro, nella NBA nessun giocatore può recuperare la sfera. In Italia è invece ammesso il tap-in per fare canestro o per spazzarla via;
- ultima differenza fondamentale è quella dei time-out. Nell’NBA ci sono 7 time-out durante i 48 minuti, chiamabili anche dai giocatori e con la palla in gioco. La durata è di 75 secondi. In Italia il time-out può essere chiamato solo dall’allenatore, nella misura massima di 2 nella prima metà di gioco e 3 nella seconda metà di gioco.
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